Binasco e’ una cittadina di circa 6.800 abitanti situata
tra le citta’ di Milano e Pavia.Questa sua posizione le ha
conferito importanza attraverso i secoli fino a diventare un paese
all’avanguardia, dall’agricoltura ai servizi sociali,
dagli impianti sportivi al commercio.
A 16 chilometri da Milano in direzione di Pavia, è situata
in una felice posizione geografica vicina com’è ad
importanti linee di comunicazione: l’autostrada Milano-Genova,
la stessa tangenziale del capoluogo lombardo, la strada statale n.35
che costeggia il Naviglio Pavese.
UN PO’ DI STORIA
Il nome del paese si vuole che discenda dalle due colonne
("Binas columnas", da cui "Binascus") della
postazione romana qui esistente, che ne indicavano la distanza da
Milano (dieci miglia); ma potrebbe anche discendere da
"binas", che significa riparo, palafitta oppure chiusa.
Ancora potrebbe discendere dalla collocazione geografica di Binasco,
alla congiunzione fra il Ticinello e il Naviglio Pavese:
"binarum civitatum finibus coniungatur, interlabente
rivulo".
Binasco, borgo di confine diviso dal fossatum, fu per tutto il
Medioevo considerato "terra di mezzo". Lo stesso tema del
toponimo sembra indicare il numero due.
Un’antica tradizione tramanda che Binasco fu un Castrum fin
dall’antichita’. E’ molto improbabile che allora
il villaggio fosse fortificato. Quando i Romani occuparono la Gallia
Cisalpina cercarono di acquisire la maggiore quantita’ di
terreni che era loro possibile. Parte delle terre venne espropriata
alle popolazioni assoggettate e sorsero numerose Villae rusticae che
erano il centro dell’organizzazione dell’attivita’
agricola del podere e del latifondo e serviva innanzitutto ai
contadini che lavoravano la terra ed anche per la villeggiatura dei
ricchi possidenti romani. La diffusione delle Villae favorì
l’insediamento pacifico per lo sfruttamento della fertile
terra che si stende a sud di Milano.L’organizzazione
politico-amministrativa dello stato romano non lascia supporre la
necessita’ di erigere tra Mediolanum e Ticinum delle
fortificazioni.
Un primo incastellamento di alcuni borghi e villaggi sorgenti sul
territorio ad est del Ticino si ebbe solo in eta’
longobarda.
Un precipitoso incastellamento avvenne verso la meta’ del
secolo X, quando le comunità locali dovettero far fronte alle
invasioni degli Ungari, che il 12 marzo dell’anno 924
incendiarono e saccheggiarono Pavia.
Binasco e’ diviso dal Ticinello: questo corso d’acqua
segnò fin dall’antichità la linea di confine fra
le terre della citta’ di Milano e quelle di Pavia. A nord del
Ticinello incominciava il territorio milanese e il confine seguiva
il corso della Roggia fino a nord di Vernate. La Roggia
traccio’ dapprima il confine tra i due municipi romani di
Mediolanum e di Ticinum, per divenire, in eta’ comunale, il
fossatum milanese che, oltre ad essere linea di divisione,
servì a difendere il territorio di Milano dalle incursioni
dei Pavesi e degli eserciti imperiali. La fortificazione
previscontea avrebbe dunque avuto il non invidiabile privilegio di
trovarsi sulla linea di demarcazione tra due citta’ nemiche e
perciò una funzione difensiva ben precisa.
Gli accessi principali al borgo erano due, entrambi situati sulla
strada mastra che collegava Milano con Pavia attraversando Binasco e
costeggiando la parte orientale della fossa del castello: Porta
Milanese e il Ponte di Binasco. Tra questi vi era un altro passaggio
difendibile, il Pons de medio, che forniva l’acqua al
refosso.
OSTERIE E LOCANDE
Durante il Medioevo Binasco divenne il centro dell’asse
Milano-Pavia. La sua importanza crebbe notevolmente allorché
i Visconti potenziarono le vie di comunicazione, per meglio
collegare le due città in cui solitamente avevano la loro
residenza. Il borgo divenne passaggio obbligato per i viaggiatori
che da Milano erano diretti a Pavia, e viceversa, o che vi
giungevano da altre direzioni, come ad esempio da Bereguardo o da
Coazzano.
Binasco con le sue locande e osterie offriva ristoro e
opportunita’ di pernottamento ai viandanti che giungevano da
lontano. Di fronte al castello vi era la locanda di S.Giorgio,
anticamente detta della Campana, una costruzione a due piani con
soffitti in volta, cucina, salone, camere, solai, corte, orto e
pozzo. Coerente con la locanda di S. Giorgio era l’osteria
della Stella, il cui edificio, anch’esso costruito con
soffitti in volta, possedeva cucina, salone, solai, corte, orto e
pozzo. L’ingresso dell’Hostaria de la Stella era sulla
strada maestra.
Sulla strada del ponte sorgeva la Locanda Dei Tre Re (Hospitium
Trium Regum), così chiamata perché l’insegna che
esponeva raffigurava i Magi. Venne ristrutturata e ampliata nel
1617, ma già la costruzione originaria doveva essere
sufficientemente grande da offrire il vitto a molti avventori,
l’alloggio a un buon numero di viandanti e ricoverare gli
animali al loro seguito.
Sempre lungo la strada maestra sorgeva la locanda della
S.Corona.
LE FORNACI
Erano due: la Dobierra, o Fornace Nuova di Binasco e la Fornace
Vecchia. Entrambe erano circondate da zerbi, cioè da terreni
non dissodati e arenosi che fornivano la materia prima e servivano
per la stagionatura delle argille che, prima di essere utilizzate,
dovevano essere lasciate all’aria in cumuli di non più
di un metro di altezza per almeno tutta la stagione invernale.
Forse la Fornace Vecchia produsse i 2.850.000 mattoni necessari
per edificare il castello.
I MULINI
A Binasco vi erano due mulini. Il più grande si trovava
nel mezzo del borgo, sulla strada maestra nei pressi del Pons de
Medio, sotto il quale scorreva l’acqua della Roggia del Mulino
che ne muoveva le ruote. Era chiamato Mulino di Binasco (sedimen ubi
dicitur ad Molendinum Binaschi). Costruito completamente in
laterizi, con tetto in coppi, possedeva proteggi con tre paia di
mole, due per "mestura" e un paio per frumento.
Del Mulino Nuovo situato fuori del borgo si hanno notizie solo
indirettamente. Si trovava nei campi a nord di Cicognola e a est
della strada mastra per Milano.
La mappa del 1722 riporta altri due mulini, entrambi con pila per
il riso, uno nella Cascina del Ferro e l’altro al Mal Cantone,
quest’ultimo esistente già nel XVI secolo, come risulta
anche dal disegno del 1566.
LE CASCINE
Le cascine vere e proprie sorgevano quasi tutte oltre i limiti
del territorio fortificato, nelle località Cicognola,
Monterosso, Bosco.
La Cascina del Ferro (Cassina De Ferro), detta anche Cassina
Magna, oltre alle abitazioni per i contadini, comprendeva una corte
e nove "cassi" sopra 20 pilastri in parte in pietra e in
parte in cotto.
Nelle vicinanze vi era la cascina detta Aia dei Massari, con
abitazioni, corte, aia, una cascina "coppata" e una
"palleata" sopra 20 pilastri in cotto.
Confinante su due lati con lo zerbo della Fornace Vecchia era la
cascina tenuta da Fiorino de Posnasco, con 8 cascine, "cassi
palleati", corte, aia, orto e forno.
Dentro i limiti fortificati sorgeva una cascina
"coppata" con corte, aia e 6 "cassi".
Una cascina non ancora affittata sorgeva accanto alla fossa del
castello. Il grande complesso delle Cascine de Bozi aveva
un’area di 41 pertiche e 10 tavole e ospitava 10 famiglie di
enfiteuti.