Parrocchia di Binasco
per l’Anno
pastorale
2001-2002
1. “Oltre la memoria…”
Trascorre in fretta il tempo! Il susseguirsi (spesso caotico) dei giorni ci fa capire come tutto va vissuto con impegno e fedeltà. L’anno scorso vi indirizzai una lettera dal titolo “Scrivo a voi…” per raccontarvi di un tratto di percorso fatto insieme. In questo anno pastorale trascorso quanti avvenimenti lieti e tristi hanno toccato e chiamato in causa la nostra comunità e il nostro paese. Ma anche quest’anno sento il desiderio di rivolgermi a voi “mia grande famiglia” per presentarvi il cammino compiuto e per indicare le mete per l’anno pastorale 2001/2002 che come sempre inizieremo sotto lo sguardo amico della Beata Veronica. Anche nell’anno trascorso abbiamo vissuto molte esperienze, molti incontri (qualcuno dice troppi!), iniziative di vario genere ci hanno coinvolti in vari ambiti e settori della vita parrocchiale e sociale. Senza dubbio non spetta a me tracciare bilanci o verificare i risultati. Sarebbe segno di presunzione e di non fiducia nell’opera di Dio. La “memoria” si carica di ricordi recenti, di fatti, di avvenimenti che, con intensità differenti e coinvolgimenti diversi, hanno provocato e chiamato in causa la nostra presenza di credenti. Anche la morte ha bussato spesso alla porta delle nostre famiglie togliendoci persone amiche e care al nostro cuore. Questa è la vita con il suo carico di gioie e di dolori, di fatiche e di speranze, è la vita nella sua bellezza e nella sua (a volte) crudeltà. Ma lo sguardo sulla vita per noi credenti deve essere sempre quello della “luce” e della “speranza” che sgorgano dal quel “sepolcro ormai vuoto” perché Cristo è risorto ed è presente nella nostra storia. In questo tratto di strada fatto con voi, ho imparato a conoscervi meglio (così come voi mi avete conosciuto), mi sono rafforzato nel vedere la solidità della fede negli adulti (anche se i lontani sono parecchi), ho vissuto la fatica di certi momenti in cui sentivo attorno a me parecchia ostilità, (ma questo fa parte del mio essere uomo-credente e prete e quindi della mia missione), ho cercato di portare alcuni cambiamenti, non per mania di novità, ma perché la chiesa in cui credo e che vorrei costruire con voi, è la comunità dell’essenziale e dell’intimo e non dell’esteriorità forzata, inoltre per dire che ci sono altre modalità e vie per vivere la fede e per annunciare il Vangelo. Sono convinto che se restiamo dei cristiani o una chiesa da “museo” o da “reperto archeologico” non saremo la Chiesa del Signore Gesù “novità continua per la vita dell’uomo”. Ma le difficoltà e le incomprensioni come le gioie e le consolazioni ricevute fanno parte della vita e della missione di ogni prete. Quello che posso assicurarvi è che il bene per voi cresce ogni giorno e il desiderio di potervi servire con pienezza è grande. Se ho mancato e mancherò in qualche cosa fa parte dei miei limiti umani e di questo vi chiedo scusa dal profondo del cuore. Ho visto una comunità, ricca di iniziative ma con il grosso pericolo della dispersione, una comunità sempre in movimento ma, anche qui, con il pericolo di perdere di vista il centro che è Gesù Cristo. Ti ho osservato comunità di Binasco e mi è venuto in mente quando S. Luca nel suo Vangelo presenta Gesù che entra nella casa di Marta e di Maria. Era la casa di amici, ma l’atteggiamento delle sorelle fu diverso: Maria si mise ai piedi di Gesù per ascoltare la novità di una parola nuova e affascinante, Marte, invece, si fece prendere la mano dalle numerose cose da preparare al punto di lamentarsi con Gesù perché la sorella non l’aiutava e si prese un mezzo rimprovero. Cosa aveva dimenticato Marta? Perché Gesù la richiamò? Non perché le faccende domestiche non fossero importanti ma Marta aveva dimenticato l’importanza dell’ospite! Le cose da fare avevano avuto il sopravvento sulla persona amica che era entrata nella sua casa. Così ho pensato di scrivervi questa seconda lettera in continuità con quella dell’anno scorso infatti l’ ho intitolata “Il dialogo continua…” . In un immaginario dialogo con voi desidero dirvi e indicare il cammino che tenteremo di compiere tutti insieme nel prossimo anno pastorale, ci saranno indicazioni, riferimenti, iniziative che si affiancheranno alla quotidianità della vita. Questo scrivervi diventa per me un modo di comunicare e dirvi quelli che sono i “sogni” di un parroco che “strada facendo” desidera entrare sempre più nella vita della sua gente. Se avrete voglia, tempo, desiderio di rispondere a questo scritto sarò felice di confrontarmi con voi e di rispondervi (sempre misurando il tempo che ho a mia disposizione…) ma è bello potervi dire che “oltre la memoria” c’è un “futuro che ci attende”, attende il nostro impegno e soprattutto il nostro cuore. Allora ascoltate…..
2. Ritorniamo
alla sorgente della nostra fede: la preghiera…
Nella Lettera Apostolica “All’inizio del nuovo millennio” il nostro Papa scrive: “Sappiamo bene che la preghiera non va data per scontata. E’ necessario imparare a pregare, quasi apprendendo sempre nuovamente quest’arte dalle labbra stesse del maestro divino, come i primi discepoli: “Signore insegnaci a pregare” … Occorre allora che l’educazione alla preghiera diventi in qualche modo il punto qualificante di ogni programmazione pastorale…” (n. 34). Queste affermazioni non solo le ho trovate attuali ma estremamente importanti e necessarie per la vita di ogni credente e della stessa Chiesa, quindi anche per i cristiani che vivono a Binasco. Il ritorno ad una spiritualità più profonda e incarnata nel nostro vissuto è oggi più che mai necessaria ed urgente. I molti impegni giornalieri, le molteplici attività, le numerose proposte che ci vengono rivolte, rischiano di portarci “fuori da noi stessi”, fuori dal quel silenzio interiore che ci fa vivere la vita e non subire la vita. Se per noi credenti, prima di tutto, la preghiera diventa la “cenerentola” della vita rischiamo di disperderci, di non fare più unità nel nostro esistere e la nostra stessa fede rischia di banalizzarsi o di essere fragile e debole. Non ci può essere vita di fede senza una vera e profonda vita di preghiera! E’ la preghiera che dona senso a quanto compiamo, è la profondità della preghiera che dice la verità sul nostro essere credenti, è la capacita dello stare in intimità con il Signore che fa nascere in noi “un cuore generoso e fedele”. Se noi preghiamo il Signore diventa, giorno dopo giorno, presenza amica e importante al nostro vivere, ma se noi non preghiamo il Signore diventa un estraneo al nostro mondo interiore. La preghiera, lo stare nel silenzio del cuore davanti a Lui è la sorgente a cui dissetarci nei vari attimi di vita. La preghiera è dunque “il cuore” dell’autentico cristiano. E il momento dello sguardo profondo su noi stessi e su Dio è, come ricorda il Vangelo di Matteo: “chiudere la porta della tua stanza e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà..” dove la “ricompensa” è nel poter stare con Dio Padre nel segreto del cuore (potremmo dire che è necessario creare la spiritualità della “porta chiusa”, dove tutto entra in me per diventare offerta al Padre, tutto entra per essere trasfigurato in dono, tutto entra per essere avvolto dalla forza della presenza del Signore. Nel segreto di una stanza noi recuperiamo il nostro essere creature e riscopriamo il volto del Dio Trinità. Scriveva Carlo Carretto: “Noi alla fine siamo ciò che preghiamo!” Se preghiamo poco rischiamo di rimanere “vuoti nell’animo”, se preghiamo con intensità siamo “vivi dentro”. Allora l’invocazione dei Discepoli a Gesù: “Signore insegnaci a pregare!” diventa anche la nostra, diventa il desiderio del cuore dello “stare” con Lui per lasciarci avvolgere dalla sua presenza. Per questo motivo nei “Centri d’ascolto “ cercheremo di entrare nella tematica della preghiera con il solo desiderio di poter amare la preghiera sempre di più e così farla diventare parte essenziale e insostituibile delle nostre giornate. Vedo che a Binasco molta gente, in diverse ore del giorno, entra in Chiesa per momenti di preghiera personale. Di questo ringrazio il Signore perché è segno di un amore vero e sincero verso il nostro Dio, mi auguro che anche le nuove generazioni non perdano di vista questo punto di intimo incontro con il Signore, perché: “il grado della nostra fede è il grado della nostra preghiera; la forza della nostra speranza è la forza della preghiera; il calore della nostra carità è il calore della nostra preghiera” (C. Carretto). Al cuore di tutto c’è sempre il nostro incontro personale e comunitario con Lui “maestro di preghiera”. In questa ottica riproponiamo l’Adorazione Eucaristica pomeridiane al primo giovedì di ogni mese e nello stesso tempo per favorire questo “stare” con il Signore si è pensato di esporre, una volta al mese, il SS. Sacramento anche nel tardo pomeriggio e alla sera (dalle 20,00 alle 22,30) per dare a tutti la possibilità di uno spazio di preghiera personale.
il
coraggio della preghiera, dello stare in silenzio davanti a Te
per
farci entrare nella tua intimità ed essere rinnovati nella fede.
3. … “Destinazione famiglia”.
In questi anni da più parti, da
voci differenti, da prospettive culturali diverse sentiamo e percepiamo come la
realtà della famiglia stia attraversando un momento di difficoltà. Sempre il
Papa scrive: Un’attenzione particolare, poi, deve essere assicurata alla
pastorale della famiglia, tanto più necessaria in un momento storico come il
presente, che sta registrando una crisi diffusa…”. Per questo motivo
abbiamo sentito il bisogno di metterci in un atteggiamento di ascolto e di
riflessione su questa “importante esperienza umana” sgorgata dal cuore creativo
di Dio Padre. Gli incontri che saranno proposti si presentano come una
possibilità di riflessione serena e pacata sulla radice profonda dell’importanza
della famiglia nella vita del mondo e della stessa Chiesa. Dall’analisi del
vissuto della famiglia, alla riscoperta della sua origine nel progetto di Dio,
uno sguardo sui rapporti genitori figli e sui problemi educativi che ne
derivano, per poi scendere alle domande che la famiglia pone alla comunità
cristiana, saranno le tematiche che ci verranno proposte e che ci
interpelleranno nell’entrare con maggior profondità nelle “nostre case” con il
desiderio di meglio conoscere per poter meglio “servire” la realtà familiare
che è la via prima per ogni efficace azione pastorale. Certamente gli incontri
proposti non saranno esaustivi delle modalità di vita delle nostre famiglie ma
ci aiuteranno a guardare ad esse con più attenzione e carità e poter entrare
con più attenzione e sollecitudine nel vissuto delle nostre case. Molti parlano
della famiglia da tanti punti di vista ma il nostro è lo sguardo della fede, è
lo sguardo di chi ritiene che la famiglia, oggi più che in passato, va aiutata
a ritornare ad essere il centro primo, positivo e completo, in cui l’uomo e la
donna si realizzano nel costruire il loro legame d’amore e così diventano
partecipi dell’azione creativa di Dio, nella disponibilità a servire la vita
nell’accoglienza dei figli e in una solidarietà che supera i confini domestici
per allargarsi sul mondo. Credo che il
cuore di ogni azione pastorale debba ripartire dalla famiglia nell’aiutarla ad
essere sempre meglio se stessa, senza cedere alle varie proposte e letture arbitrarie, che vengono propinate da una
cultura dell’effimero e del banale. Certamente tante situazioni familiari
difficili ci interpellano e ci chiamano in causa ma come Chiesa siamo chiamati
ad annunciare la verità del progetto di Dio sulla famiglia e non ad abbracciare
“mode o idee” forse più accomodanti o appaganti ma che non sono nella “verità
di Dio”. Per questo chiedo che tutti coloro che, a livello parrocchiale, sono a
contatto con le famiglie si sentano chiamati in causa in prima persona (penso
ai catechisti, agli operatori pastorali, al consiglio pastorale parrocchiale e
a tutte quelle agenzie educative che sono presenti in paese). Gli incontri che
proponiamo vogliono aiutarci a riscoprire la famiglia nell’ottica, nel pensiero
e nel cuore di Dio creatore e ci aiuteranno ad “amare” con più intensità le
nostre realtà familiari.In questa prospettiva riprenderò le visite alla
famiglie perché sono convinto “ nell’ intimità della casa ci si conosce
meglio”.
“Credo nella
famiglia, Signore, quella che è uscita dal tuo disegno creativo,
fondata sulla
roccia dell’amore eterno e fecondo;
Tu l ’hai scelta
come tua dimora tra noi,
Tu l’ hai voluta
come culla della vita”.
4. “Una Chiesa
casa e scuola di comunione”.
Nella lettera che vi scrissi lo scorso anno così mi esprimevo: “… vorrei che costruissimo insieme una chiesa che diventasse sempre più la “casa dell’amicizia” dove ogni uomo, credente o no, possa trovare accoglienza e rispetto” (Scrivo a voi pag. 6). L’affermazione del Papa per una Chiesa che sia “casa e scuola di comunione” ci aiuta a meglio comprendere come la nostra comunità debba diventare “casa dell’amicizia” dove il criterio fondante è il reciproco amore e rispetto e alla base di ogni nostro rapporto siamo chiamati a mettere il valore della carità. Una Chiesa che sia “casa”! La casa non sono solo le mura perimetrali che delimitano un ambiente! L’ambiente è lo scrigno dove tutto resta racchiuso e custodito. Il richiamo alla casa è il ricordarci prima di tutto l’importanza dei rapporti tra le persone che vi abitano. Rapporti di accoglienza reciproca, di affetti profondi ed unici che nulla dovrebbe minare e che nessuno dovrebbe affievolire. Capacità di dialogo tra diverse generazioni: piccoli e grandi, giovani e anziani che intessono la vita delle nostre famiglie ed oggi più che mai il senso forte della solidarietà verso l’esterno. La nostra comunità è chiamata ad essere questa “casa” dove la profondità dell’amore di Cristo si dilata ad ogni uomo e la capacità e l’impegno dell’amare diventa prioritario su tutto. Agli albori della vita della Chiesa i discepoli si distinguevano dagli altri uomini perché davano testimonianza di un “amore unico”: “guardate come si vogliono bene” era l’immagine e il giudizio che i non cristiani davano vedendo i discepoli del Risorto. E’ così anche per noi oggi? Non avete la percezione che qualche volta la nostra comunità diventi non la “casa dell’amicizia e dell’amore” ma “la casa del pettegolezzo sfrenato e dell’egoismo emergente”? Certo volersi bene non è semplice ma se questa è la nostra vocazione, perché noi siamo degli amati, allora è necessario che ci sforziamo di vivere in questa prospettiva. La verità della nostra comunità non è da ricercarsi nelle tante cose che compiamo ma nel “bene” che ci vogliamo. Una Chiesa che sia scuola! Tutti insieme siamo a scuola di un unico maestro: Cristo Signore. Anche su questo versante non sono importanti le nozioni da imparare, importante è il maestro da ascoltare. Il nostro maestro, Gesù Cristo, non ci trasmette delle belle idee o degli esempi di buone maniere…. Lui ci insegna “la via della vita”, ci propone “la verità che non tramonta”, ci trasmette la “forza dell’amore”, da lui impariamo cosa significhi amare con totalità senza la pretesa del ritorno. Lui ci trasmette un “insegnamento” fatto con l’autorità dell’amore donato, offerto e proposto alla nostra libertà. Tutta la sua vita è un insegnamento e la sua croce è il libro dal quale apprendere le verità fondamentali della vita. Noi non possiamo cercare altri maestri! Ma dobbiamo “sederci ai suoi piedi” segnati dai chiodi della passione e imparare la logica della vita vera! Se cerchiamo altri maestri, se le parole degli uomini, anche di chiesa, diventano più importanti dell’unica Parola che conta, allora stiamo percorrendo una via sbagliata, stiamo ascoltando voci relative. Saremo una chiesa-scuola per gli altri se prima ci lasceremo ammaestrare dal Signore! Una realtà di comunione! Essere casa e scuola di comunione significa entrare nella logica del servizio. Nell’ultima cena il Signore mostrò ai suoi discepoli come si serve e servire significa imparare a vivere la logica della vera comunione: dimenticare se stessi per vivere con e per gli altri! E’ necessario, allora, diventare uomini e donne capaci di comunione vera nel nostro interno per esserlo poi per il mondo. Questo significa abbandonare risentimenti personali, rancori, manie nascoste di “potere”, la convinzione di essere e di avere in noi la verità, l‘incapacità al dialogo, al confronto che non ci rendono capaci di aprirci al nuovo per diventare “uomini e donne dello Spirito” pronti a lavorare con cuore incessante per costruire una comunità che sa guardare meno all’esteriorità delle cose e più alla sostanza. Chiesa di Binasco siamo una “Casa e una scuola di comunione?” Siamo per chi ci incontra “casa accogliente d’amicizia?” Lascio al vostro cuore di rispondere con verità e autenticità a questi interrogativi. Il richiamo all’impegno di essere “La Chiesa: casa e scuola di comunione” si inserisce all’interno dell’esperienza del Sinodo che in Diocesi stiamo vivendo e sarà anche il Tema del prossimo Convegno pastorale che si svolgere nel mese di settembre.
di vivere come
fratelli amati e salvati
e alla scuola del Vangelo
diventare per gli altri segno vero
dell’annuncio
gioioso del tuo
Regno.
5. Oltre il presente…
Le indicazioni per il cammino del prossimo Anno pastorale potrebbero spaventarci e farci nascere un po’ di paura perché ci sembrano realtà vere, importanti, essenziali ma difficili da realizzare. Se contiamo sulle nostre forze il pericolo della paura è giustificato perché ci scontriamo subito con le nostre debolezze, fragilità, i nostri caratteri…… Potremmo sentire in noi tutta la difficoltà e la fatica dell’annuncio del Vangelo e della testimonianza della nostra vita perché il mondo, la realtà che ci circonda sembra essere distratta o indifferente di fronte all’evento della salvezza. Oppure potremmo sentire nostra l’inadeguatezza dei discepoli di fronte “alle folle da sfamare” non tanto con il pane materiale ma con la “parola che illumina e l’amore che salva”. In noi potrebbe far capolino lo scoraggiamento e la gioia che deriva dall’appartenere al Signore venire nascosta e soffocata dalle difficoltà Ma una certezza deve sempre animarci: non siamo soli! Il Signore è con noi, con noi sempre! Questa è la grande certezza ed anche la nostra forza; la consapevolezza che Lui è “sempre con noi” che si pone accanto al nostro cammino per “aprire i nostri occhi alla fede e far ardere i nostri cuori di amore”. Non lasciamoci mai vincere dalla delusione e dal pessimismo ma come uomini e donne di fede cerchiamo di avere sempre uno sguardo che va “oltre” l’immediato e che sa scorgere oltre le nuvole grigie di un cielo minaccioso gli sprazzi del sereno. Non si tratta di essere semplicisti o idealisti incoscienti, ma di essere credenti capaci di osare sul nuovo, pronti a giocarsi nella storia di oggi, disponibili a lasciarsi guidare dallo Spirito del Risorto, aperti ad “invadere” con la forza della speranza cristiana la vita dell’uomo del terzo millennio, uomo troppo ricco di se stesso e di cose e forse “orfano” di Dio. Se duemila anni fa, Gesù Cristo, affidò l’annuncio del Regno di Dio a degli “uomini e donne” che non subito lo compresero e lo capirono ma ricolmi di Spirito Santo divennero testimoni del Vangelo della vita, oggi ringraziamo il Signore “perché alla povertà delle nostre labbra ha affidato la potenza della sua parola; alla fragilità del nostro cuore ha affidato la pienezza del suo amore; alla debolezza delle nostre mani ha affidato la “potenza crocefissa” del suo regno”. Per essere costantemente rafforzati nella nostra missione è necessario che noi per primi ci poniamo in “ascolto della parola del maestro” (la settimana biblica nel prossimo novembre e il Corso Biblico della Quaresima del 2002), ci ritroviamo ogni domenica a celebrare l’Eucarestia, “cuore di ogni comunità”. Viviamo tra noi il comandamento dell’amore così come S. Paolo lo richiamava ai Cristiani di Corinto: “… la carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto… Tutto copre, tutto spera, tutto sopporta…” (I Cor, 12,31 ss.) e di riflesso ci impegneremo nella carità vera verso i fratelli. Noi per primi siamo chiamati a “vivere una forte esperienza di interiorità” per essere pronti ad andare nel mondo a dire “la buona notizia della salvezza” all’uomo del nostro tempo, Come i primi discepoli ci sentiamo dei chiamati, degli amati e dei mandati con la povertà dei nostri mezzi ma con la forza dirompente dell’amore di Dio. Insieme camminiamo verso queste mete senza la pretesa di vedere risultati immediati, saremmo dei perdenti in partenza, ma con la consapevolezza di essere dono gli uni agli altri e se durante il cammino qualcuno potrebbe rallentare il passo o fermarsi per la stanchezza tutti dovremo avere occhi per vedere e soccorrere, cuore per amare e volontà di accostarci perché nessuno si senta escluso o dimenticato. Insieme lavoriamo per il Regno di Dio, abbiamo le capacità, le possibilità e anche una forte e radicata fede che ci aiuta ad essere “una cordata” che tenta la salita alla cima del monte di Dio per “stare con Lui e abbeverarci alla sorgente del suo mistero di comunione e di bellezza”. Mi è caro concludere queste riflessioni richiamando a me stesso e a voi le parole che Gesù disse a Pietro, sconsolato e stanco dopo una notte di lavoro inconcludente, ma pronto ad accogliere quell’invito del Maestro: “prendi il largo” e per questa “obbedienza fiduciosa” si compì il miracolo delle reti piene di pesci. Ogni mattina quando ci sveglieremo alla vita sentiamo che il Signore ci rivolge il medesimo invito: “fidati di me e prendi il largo”. Prendiamo il largo nel mare del mondo e lasciamo che sia Lui a compiere ancora oggi il miracolo delle reti piene, non più di pesci, ma di volti da conoscere, di cuori da amare, di mani da stringere.
6. Davanti a Lui per pregare…
Mentre concludo questo scritto rivolto a voi che, per usare un’espressione di S. Paolo, “mi siete diventati cari” al punto che “vorrei darvi non solo il Vangelo ma la mia stessa vita” mi pongo di fronte al Signore Gesù crocefisso e risorto per invocarlo e pregarlo per tutti noi e per il tratto di cammino che ci apprestiamo a vivere:
Sulla strada della nostra
vita, Signore misericordia,
fa’ scendere la rugiada del
tuo amore
perché oggi ci sentiamo pronti
a riprendere
il cammino dell’esistere.
Sulla strada della nostra
vita, Signore della luce,
fa’ brillare sempre il tuo
volto,
perché i nostri passi non si
smarriscano
sui sentieri banali del mondo.
Sulla strada della nostra
vita, Signore della verità,
fa’ risuonare la tua voce,
perché sia l’unica che
sappiamo
ascoltare e seguire.
Sulla strada della nostra
vita, Signore amico,
fa’ ardere i nostri cuori
perché la nostra comunità sia
“casa dell’amicizia
e scuola di comunione”
Sulla strada della nostra
vita, Signore eternità
fa’ scendere la tua pace
perché ti possiamo seguire con
fedeltà e impegno
fino a contemplarti nello
splendore del tuo regno.
Amen.
A voi tutti, al vostro cuore, alle vostre preghiere affido queste riflessioni e indicazioni per il prossimo anno di vita parrocchiale perché ciascuno possa portare il proprio contributo nel costruirci sempre meglio come “cristiani adulti nella fede” e su noi tutti invoco la “presenza silenziosa della B. Veronica” perché ci sostenga nei nostri propositi e alla B. Vergine Maria, donna del servizio umile e nascosto, chiedo che ci prenda per mano e come nostra Madre ci conduca a realizzare opere di bene e di pace.
Con la presenza discreta e fedele di don De Felici,
con la gioiosa giovinezza di don Davide,
con le premurose attenzioni delle nostre Suore,
nella gioia di essere con voi e tra voi, nel vivere la bellezza della nostra fede
vi abbraccio con l’affetto di un Padre e l’amicizia di un fratello.
Il vostro parroco
Don Gianni Brera
Binasco, 22 luglio 2001