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Il Sig. Edmondo ha ragione.
Porgo a tutti le mie scuse: i puntini di sospensione devono essere tre, secondo le convenzioni stabilite e raccomandate.
Ma, come insegna la nota linguista Bice Mortara Garavelli, possono essere anche più di tre, a scelta degli scrittori.
Carlo Emilio Gadda scriveva:
“E a chi rivolgersi, nel tempo mutato, quando tanto odio, dopo gli anni, le era rivolto? Se le creature stesse, negli anni, erano state un dolore vano, fiore dei cimiteri: perdute!.... nella vanità della terra....” (dal romanzo “La cognizione del dolore”).
Come si vede, i puntini di sospensione sono quattro.
Caro Edmondo, consideri pure il mio imperdonabile errore di punteggiatura un personale e involontario omaggio all’Ing. Carlo Emilio.
Anch’io mi sono un po’ stancato.
Mi ritiro a meditare sul mio errore, tra i miei preziosi volumi.
Addio.
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Fuori dai denti, questa discussione su grammatica e ortografia un po' ha stancato.
Anche il "maestro" Pragmaticus, d'altro canto – e come tutti – qualche errore lo commette.
Un esempio: l'utilizzo dei puntini di sospensione. Si usano per segnalare che il discorso viene sospeso, in genere per imbarazzo, per titubanza o per allusività. Devono essere sempre tre e, nella maggior parte dei casi, si attaccano alla parola che li precede e sono seguiti da uno spazio, a meno che il carattere successivo non sia una parentesi di chiusura o un punto interrogativo. Quando sono in fine di frase, la frase successiva inizia con la lettera maiuscola.
Errore rosso? Errore blu? Sempre di errore si tratta!
Una battuta, infine, anche sulle nocche.
Le nocche si usano per battere al portone, non per scrivere alla tastiera di un pc.
Pragmaticus, Pragmaticus.
Edmondo Grammatica | | | | |
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