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Bon si strofinò gli occhi e lentamente riacquisì la vista. Intorno a lui ora sembrava tutto di nuovo tranquillo.
- Accidenti, che botta! Cosa sarà stato? –
Si domandò. Intanto la ragazza era sparita e lui si ritrovò tra le mani un piccolo sacchetto di cuoio.
- E questo cos’è? -
- Ho trovato questo strano oggetto vicino ad uno dei semafori tagliati –
Disse il vecchio Fred, rimasto accanto a Billy.
- Secondo me è caduto al Samurai –
A quelle parole, Bon si affrettò ad aprirlo.Ne estrasse quattro piccole piramidi di legno.
- Che gioco sarà? Un gioco Giapponese forse -
Anche Fred volle vederle. Su ogni lato vi erano delle piccole incisioni in Giapponese, il che non lasciava dubbi sulla loro provenienza. Quando Bon fece per riprendersele, il vecchio strinse il pugno.
- Credo di aver diritto ad un premio per la mia collaborazione…..Hic –
Bon si frugò nella tasca dell’impermeabile ed estrasse due biglietti da cento dollari.
- Bastano? –
Il vecchio consegnò le quattro piramidi, entusiasta per la gigantesca mancia.
- Mi devi promettere che li spenderai tutti in whisky –
- Ci puoi giurare amico….Hic –
Ma Fred mentiva… Finì con lo spendere tutto il denaro in pessimo vinaccio Olandese. Non appena Bon ebbe congedato il vecchio, una macchina gli si accostò per avvertirlo che Cooper aveva urgente bisogno di lui in centrale. Un’ora dopo, Billy era nell’ufficio del Capitano insieme a Coyote. I due amici lo informarono che durante la notte, era stato assassinato, in modo davvero inconsueto, un pericolosissimo gangster: Gino Wayne.
Era stato trovato morto in una stanza d’albergo, con i piedi tagliati di netto poco sopra le caviglie. La cosa più assurda era, che l’assassino li aveva fatti sparire insieme alle ciabatte…
- Cosa?! –
Esclamò Bon a quella strana notizia.
- Dalla testimonianza di un cameriere dell’albergo, sappiamo con certezza che Wayne
calzava un paio di ciabatte poco prima dell’omicidio. Durante un primo sopralluogo, le uniche cose mancanti dalla stanza, sono risultate appunto quelle ciabatte… oltre ai piedi di Waine –
- Erano ciabatte preziose? –
Chiese Bon, distrutto dagli eventi.
- Si! Come le mie…Ho..Ho..Ho… -
Rispose ironicamente Coyote.
- E io cosa centro con questo ladro di ciabatte pazzo! –
- Confidavamo in una tua intuizione-
Lo esortò Cooper
- Questo è troppo anche per me –
Ed uscì dall’ufficio. Non si allontanò di molto, non poteva andarsene così e lasciare i suoi amici in difficoltà. Inoltre doveva raccontare a qualcuno la storia dei semafori, non riusciva a tenersi dentro una simile esperienza e così, rientrato nell’ufficio, raccontò ai già confusi colleghi quanto gli era capitato poco prima. Lo squillo improvviso del telefono, interruppe un silenzio meditativo, seguito al racconto di Bon. Rispose Cooper ed un agente lo avvertì che all’incrocio tra la 15a e la 17a strada, un pazzo vestito da Samurai, aveva letteralmente tagliato in due un taxi, prima di scomparire dentro un tombino. I tre si precipitarono sul posto, ma durante la corsa in macchina, dalla radio furono avvertiti che lo strano personaggio era ricomparso poco più avanti, dove aveva fatto a pezzi un’edicola, creando confusione generale, prima di scomparire tra la folla di curiosi. Arrivati sul posto, una nuova segnalazione li sorprese. Ora il Samurai, saltato fuori da un distributore automatico di giornali, aveva causato il deragliamento di un tram, dopo aver tagliato in più punti le rotaie. Andarono avanti così fino a tarda sera, senza mai riuscire ad arrivare al momento giusto in nessuno dei luoghi segnalati. Più passavano le ore, più la gente tendeva ad esagerare nelle descrizioni degli eventi. Qualcuno aveva visto il Samurai sulla testa della statua della libertà. Qualcun altro sosteneva di averlo visto ridare la vista ad un cieco. Altri ancora, volare sopra Manhattan, facendo roteare il suo spadone. Per farla breve, in una sola giornata, il Samurai era già diventato un mito, che ancora però non aveva un nome.
- Insomma bastaaa!! –
Stava urlando Bonner, seduto al ristorante “ il fagiano bruno “ del suo amico Bruno Cuochetti
- Ma chi è?! –
- Si calmi per favore –
Lo redarguì Marcomains, che era a cena con lui quella sera.
- Sarà uno dei tanti esauriti cronici che vuole sentirsi qualcuno per un giorno –
- Finirà in galera….Bon lo catturerà vedrete…Passatemi dei grissini intanto –
Arrivò una carriolata di teneri grissini integrali, che furono rovesciati accanto a lui.
Quella notte, Bon prese una decisione irrevocabile: avrebbe dormito! Salutò tutti, esausto, andandosene poi a casa. Sprangò la porta, staccò il telefono e si lasciò cadere sfinito sul letto.
- Finalmente un po’ di pace –
Si fece una doccia gelida e s’infilò il pigiama: niente poteva fermarlo. Prima di coricarsi però, volle dare un’ultima occhiata alle piccole, stranissime, piramidi giapponesi. Più le osservava e le rigirava tra le dita, più si sentiva confuso e sconfitto.
- Al diavolo anche queste! –
Esclamò a voce alta lanciandole in aria. Ne ricaddero solo tre.
- Ma?! –
Si domandò Bon guardando verso il soffitto. La quarta piramide era sparita. La cercò sul pavimento, poteva essergli sfuggita durante la caduta. Quando rialzò la testa, la trovò sul palmo della mano del potente Arcimago Magasaki.
- Aaaaahhh !!! –
Urlò Bon, che scivolò subito sotto il letto per nascondersi. Purtroppo lì sotto riposava il suo cucciolo d’alano Messicano, di cui aveva completamente dimenticato l’esistenza…
Il cucciolo, affamato, l’ addentò.
- Aaaaahhh!! –
Urlò una seconda volta, uscendo di scatto e ritrovandosi di fronte al possente mago.
Magasaki.Aveva una lunghissima treccia di capelli bianchi, che sembrava essere dotata di vita propria e che terminava con un terzo occhio, con il quale ora stava studiando Bon, girandogli tutt’intorno.
- Tu ora sei il mio nuovo padrone. Io sono un arcimago buono, non hai nulla da temere
da me. Io porto solo saggezza e felicità –
Bon sentiva la terra tremare sotto i suoi piedi. Non trovava la forza di parlare.
- Sei forse muto? –
Gli chiese il mago.
- Se è così, fai un gesto con la testa ed io ti farò parlare –
Bon mosse un piede: era completamente a massa… Il terzo occhio dell’arcimago sbatté freneticamente la palpebra, come disorientato.
- Hai forse problemi mentali? Se sì, alza con serenità la mano destra e io guarirò i tuoi mali –
Bon, tranquillizzato dalla voce paterna del mago e dai suoi modi gentili, si sbloccò.
- Che prodigio è mai questo? –
- Allora sei sano! Ne sono immensamente felice. Io sono l’arcimago Magasaki e vengo dalla minuscola isola di Pula. Ho accompagnato in questo futuristico paese il mio precedente padrone, il saggio Samurai Okudera, facendo uso della mia magia. Tu lo hai forse sconfitto in combattimento? –
- Ma se non so nemmeno chi è! –
- Possiedi i quattro preziosi Fushimi –
- E che cosa sarebbero? –
- Quelle piccole piramidi che servono ad evocarmi. Il mio vecchio padrone non se ne sarebbe mai privato, per nessun motivo –
Finalmente Bon cominciava a capire. Il famoso Samurai, che compariva ovunque, doveva essere quell’Okudera di cui parlava ora il mago. Ma proprio Magasaki era il vero problema per Bon, che non poteva certo accettare l’esistenza di simili esseri magici.
- Chiedi e forse ti sarà dato –
Disse il mago, ripetendo quella che sembrava essere la frase tipica degli arcimaghi.
- Voglio che mi porti da Okudera, ovunque sia –
In un lampo Bon si ritrovò, ancora in pigiama, davanti al Samurai e lì capì…che anche per quella notte non avrebbe dormito…..
- Accidenti, non ho avuto nemmeno il tempo di cambiarmi –
Pensò imbarazzato, davanti alla possente figura del grande Okudera.
D’istinto, fece per estrarre la sua 38 a tripla canna ma non la trovò: era rimasta nell’impermeabile.
- Accidenti –
Si lasciò sfuggire.
- Devo ricordarmi di ordinare all’ingegner Carpa un pigiama speciale, attrezzato di armi..-
Okudera intanto, aveva estratto il suo spadone mettendosi in posizione da combattimento.
- Di solito non combatto contro uomini disarmati, ma il suo abbigliamento, confonde i
miei principi –
- Si calmi, non sono qui per farle del male –
- Infatti solo gli esseri malvagi fanno del male, lei mi sembra buono –
Okudera rinfoderò la sua spada.
- Mi dispiace per il mio atteggiamento, ma sono tremendamente spaventato da questo
vostro mondo meccanico, fatto di ferro e luci accecanti. Come potete vivere così? –
- E’ una domanda che mi pongo spesso anch’io –
Rispose Bon tranquillizzatosi.
- E’ lei che ha tagliato i due semafori all’incrocio tra la 75a e la 76a strada? –
- Mi dispiace tremendamente di avervi causato dei problemi, ero atterrito e spaventato dalla vostra tecnologia –
- Parla bene la nostra lingua e conosce anche termini che dovrebbero quindi esserle sconosciuti –
- Questo è il frutto di un incantesimo. Credo che però lei non sia pronto per queste
cose –
- Io ero pronto ad andare a letto, accidenti! –
- In ogni caso la sua apparizione improvvisa in questo luogo è piuttosto inconsueta –
Affermò il Samurai, ricordandosi dello strano modo in cui era comparso Billy.
- Prima presentiamoci, io sono l’investigatore Bon, Billy Bon –
Gli porse la mano, che al confronto con quella di Okudera, sembrava la manina di un neonato. Il Samurai la strinse energicamente.
- Okudera, guardiano Imperiale –
Si presentò il Samurai. Bon estrasse dalla tasca del pigiama il minuscolo sacchetto che conteneva le quattro piccole piramidi.
- Oggi ho recuperato questo piccolo sacchetto dal contenuto assai strano –
Lo mostrò ad Okudera che si entusiasmò.
- I sacri Fushimi! –
Esclamò felice.
- Lei non si rende conto del potere che stringe tra le mani –
- Ho conosciuto il mago Magasaki, è grazie a lui che sono comparso qua. Comunque, questo genere di potere non m’interessa –
Billy restituì il piccolo sacchetto ad Okudera, che s’inginocchiò recitando le parole di un’antica preghiera:
- Chi Ghiù no, ta ghie ti, ma ades ghiù mi, e Tokyo le là –
Bon trattenne a stento una risatina spontanea, mentre un ammirato Okudera, alzatosi, gli stava stringendo la mano con vigore, in segno di gratitudine.
- Il suo gesto risplenderà per sempre tra le stelle luminose. Ci sono uomini disposti ad
uccidere o morire per i sacri Fushimi –
- Ho capito che lei è una persona saggia, è giusto che il potere del mago Magasaki
resti nelle sue mani –
In segno di rispetto, Okudera fece a Bon l’inchino del Samurai.
- Ora ho un debito con lei….La mia vita è sua! –
Bon rimase senza parole e quando si riprese, guardandosi intorno domandò:
- Ma dove siamo qui? –
- In uno strano luogo del suo mondo –
Si trovavano, infatti, al molo n. 15 del porto di Manhattan, tra casse gigantesche, containers, enormi gru, argani e montagne di grosse funi e gomene.
- Andiamocene da qua –
Propose Bon. Proprio in quel momento, un altro stranissimo personaggio, saltò fuori all’improvviso da un grosso barile e abbaiando, si scaraventò addosso ai due.
- E questo chi diavolo è? –
Esclamò Billy spaventato a morte. Okudera estrasse il suo spadone e spinse lontano l’impietrito investigatore.
- Si sposti e si metta in salvo, questo è Kanaky Bau Bau, detto anche “Testa di cane”.
Vuole da me i sacri Fushimi e sarà disposto a lottare fino all’ultimo per questo! -
Bau Bau sfoderò un lunghissimo guinzaglio argentato ricoperto di uncini, lo lanciò verso Okudera tentando d’imprigionargli la testa. Il Samurai evitò il colpo e contrattaccò col suo spadone, tagliando di netto un braccio a Kanaky.
- Bauuu!! –
Gridò “Testa di cane” in preda al dolore. Bon assisteva incredulo a quei pazzi eventi. Non sapeva se chiamare un’ambulanza oppure il canile municipale. Bau Bau intanto, impavido, aveva azzannato ad una caviglia Okudera.
- Aarff!!! –
Okudera però indossava delle speciali cavigliere in acciaio, che spaccarono le mascelle di Kanaky Bau Bau.
- Gaii…Gaii.. –
Guaiva mesto Kanaky, mentre cercava di riordinare le forze. In quel momento, passò un gigantesco cane randagio. Bau Bau, che aveva un’influenza particolare sui cani, si rivolse all’animale con tono fiero e deciso, nonostante la mascella rotta.
- Io sono il signore assoluto di tutti i cani. Tu! Servo! Ubbidisci ai miei ordini e attacca
quel Samurai…..Attaccalo a morte! -
Il cane randagio, con una ferocia inaudita, si scagliò contro Kanaky divorandogli entrambe le gambe, prima di allontanarsi felice scodinzolando. Era un’alano dell’Oregon, uno dei cani più grandi della terra. Bau Bau, malgrado tutto si rialzò di nuovo e minacciò Okudera con le sue ultime forze.
- Questo è solo l’inizio. Altri verranno dopo di me. Tutti i guerrieri erranti sparsi per il mondo sanno che sei qui. Stanno arrivando….-
Sfinito, Bau Bau crollò a terra e Okudera, incurante delle sue minacce, gli si avvicinò con calma.
- Ora troverai la pace –
Disse soave prima di staccargli di netto la testa con un violento colpo della sua spada. Una strana nuvola azzurra avvolse il corpo di Kanaky, che quasi subito si dissolse. Bon era sbalordito. Dove poco prima stava disteso il corpo di Kanaky Bau Bau, Okudera raccolse un nuovo piccolo Fushimi, mettendolo poi nel sacchetto insieme con gli altri.
- Che diavoleria è mai questa?! –
Domandò Bon esterrefatto da quanto aveva visto. Nella mente di Billy, le domande si ammassavano a centinaia.
- Le risposte spesso richiedono tempo e conoscenza. Ora non abbiamo tempo….e la
conoscenza arriverà più avanti –
Il Samurai s’incamminò. Per Bon il linguaggio usato da Okudera era più che incomprensibile, nonostante tutto quello che era capitato dovette trattenere a stento nuove risate.
- Dove stiamo andando ora? -
Domandò.
- Dobbiamo nasconderci. Mi stanno cercando –
- Ma si può sapere cosa ci fa qui in America e da dove diavolo è sbucato? –
- Io sono Okudera, il sacro guardiano delle spoglie mortali di Cato Hou, Imperatore della dinastia Namura. Sono nato e vissuto fino ad oggi sulla minuscola isola di Pula,
vicino alle coste dell’amato Giappone che non ho mai visitato. Il mio compito è di sorvegliare l’intero tesoro custodito nella fortezza di Lamaoba. Dopo secoli di tranquillità, purtroppo, proprio sotto la mia responsabilità c’è stato un furto. Io sono qui per riabilitare il mio onore e quello dell’Imperatore Kato Hou.
- Che cosa è stato rubato? - …………
Solo qualche giorno prima, Ciabatey scrutava dall’alto di un colle la fortezza di Lamaoba. Era arrivato alla fine del sentiero costruitogli da Paurosaki. Ora era solo e avrebbe dovuto scoprire con le sue forze i punti deboli della possente fortezza.
- In alto le mani! –
Ordinò qualcuno alle sue spalle. Ciabatey alzò le braccia e si voltò molto lentamente. Era Uruma, accompagnato da tre dei suoi scagnozzi.
- Tira fuori tutto quello che hai e fai presto, uomo dal tatuaggio sulla fronte –
Gli ordinò Uruma, che lo chiamò in quel modo per via di uno strano tatuaggio che Ciabatey portava sulla fronte: uno scintillante sole oscurato da una nube nera.
- No! –
Rispose Ciabatey sicuro di se. I quattro si guardarono in faccia. Uno dei tre scagnozzi scattò all’attacco con una forca. Ciabatey schivò il colpo, catturò alle spalle il bandito e gli puntò il suo pugnale alla gola.
- Non fatelo mai più se volete vivere! –
I quattro capirono che si trattava di un vero guerriero, ma Uruma, orgoglioso, volle reagire ugualmente. Raccolse una pietra e la scagliò con tutta la forza contro Tomaiashi. Ciabatey tagliò in due la pietra con il palmo di una mano e una scheggia colpì Uruma all’occhio sano.
- Aaaahhh!! –
Urlava Uruma mentre correva a nascondersi nella foresta. Ciabatey ingaggiò i tre briganti rimasti e con loro si diresse alla fortezza. Giunsero davanti alle mura in piena notte. Si issarono usando delle funi procurate da uno dei banditi. Salirono sulle piccole torri occidentali, da lì discesero nelle stalle e poi via di corsa verso il sacro tempio dell’Imperatore. Purtroppo per loro, quella notte, vi era in svolgimento una cerimonia religiosa presieduta dai monaci del piccolo monastero confinante.
- Aummm….Aummm…Uuuu –
Cantavano gli stonati monaci, redarguiti dal monaco anziano.
- Tenete il tempo… “ Tempockio unitockio “ –
- Aummm…. Aummm –
- Meglio –
Esprimeva ora la sua soddisfazione il capo monaco. Andarono avanti così per ore. Dopo meno di un minuto i tre briganti erano già nel mondo dei sogni. Ciabatey invece, che dalla sua aveva il grande odio che covava nel cuore, restò sveglio fino all’ultimo rito. Alla conclusione i monaci sparsero una gran quantità d’incenso all’interno del piccolo tempio, dopo di che se ne andarono in colonna, eseguendo i canti finali.
- Aummm….Uuuuu….Aummm –
Nel tempio rimase solamente un fumo intenso e fastidioso. Ciabatey stava timidamente facendo i primi passi verso il sacro sarcofago, quand’ecco che il fumo si condensò tutto in un angolo, prendendo sempre di più una forma umana. Vedendo ciò, Tomaiashi arretrò di qualche passo, confuso. Che cosa stava capitando lì dentro?
Quella vaga sagoma gassosa stava diventando sempre più definita. Ormai si potevano vedere chiaramente capelli, vestiti, perfino gli scaltri occhi di quell’uomo che, come per un incantesimo, si era materializzato.
- Non c’è colpo impossibile per me, perché io sono Arsenio Du Prêt! –
Disse il famelico ladro, mentre apriva il sarcofago con agilità e toglieva le preziose ciabatte a Cato Hou, tutto questo dinnanzi a Ciabatey, paralizzato dallo stupore.
- Ti ringrazio Mafelica per questo tuo ennesimo prodigio –
Sussurrò di nuovo Du Prêt, rivolto verso il cielo. Ciabatey si era ormai ripreso dallo shock e gli lanciò contro il suo pugnale, ma questo attraversò il corpo del ladro andandosi a conficcare contro una statua di legno.
- Ah…Ah…Ah –
Rise divertito Du Prêt mentre si dissolveva scomparendo. Ciabatey rimase solo, con il suo odio ed un pugno di mosche. Pianse come un bimbo cui gli amici avevano rubato le biglie. Poi svegliò a calci i tre briganti che si erano persi tutto lo spettacolo magico. Stava per inveire su di loro, quando udirono l’avvicinarsi di molti uomini: era Okudera, con la sua scorta armata di guardie imperiali. Il trambusto fatto dai movimenti di Ciabatey li aveva svegliati. I tre briganti fuggirono a casaccio e furono subito catturati, l’esperto Tomaiashi invece, si nascose dietro un enorme vaso di giada, originale dell’isola di Giadei e rimase lì trattenendo perfino il respiro.
Okudera entrò nel piccolo tempio seguito da un paio dei suoi uomini. Videro il sarcofago aperto e subito, uno dei guardiani gridò:
- Le ciabatte di Cato Hou sono sparite. Hanno rubato le ciabatte dell’Imperatore! –
Nella fortezza scoppiò il caos e Ciabatey ne approfittò per risalire sulle piccole torri e fuggire. Almeno un motivo per gioire l’aveva, era ancora vivo ed era riuscito ad ingannare Okudera che, malgrado i suoi poteri sensitivi, non era riuscito a captare la sua presenza nel tempio. Ora non doveva fare altro che allontanarsi dalla fortezza ed evocare di nuovo Paurosaki. Avrebbe inseguito quel ladro fino ai più sperduti confini dell’universo e gli avrebbe preso le ciabatte! Era l’unico scopo della sua vita.
Nella fortezza intanto venivano interrogati i tre briganti. Questi non seppero dare alcuna risposta soddisfacente, così vennero rinchiusi nelle segrete e condannati a passare lì il resto della loro misera vita. Okudera, disperato, interpellò l’arcimago Magasaki e lui gli spiegò che le ciabatte erano già in viaggio per L’America…….
- Ed ora sono Qui –
Terminò il suo breve racconto Okudera. Nella mente di Billy non vi era più spazio per le domande. Si fermò, sedendosi su di una cassa di legno appena fuori del porto. Si accese una sigaretta.
- Ma non si è chiesto come mai il ladro ha rubato solamente le ciabatte
dell’Imperatore? –
Domandò.
- Ci sono decine di risposte per questa domanda, ora però non abbiamo il tempo
necessario –
Bon ignorò la fretta di Okudera e continuò a fumare rilassato.
- Le ho fatto questa domanda perché l’altra notte è stato trovato un cadavere cui
erano stati amputati i piedi e l’unica cosa che mancava nella stanza erano proprio le ciabatte che calzava solo poco tempo prima. Una strana coincidenza, non trova? –
- Il vostro ladro è un’altra persona –
Sentenziò deciso Okudera.
- Perché? –
- Il mio ladro ha già le ciabatte che voleva, non gliene servono altre –
- E se fosse un feticista serial killer? –
- Lei legge troppi romanzi di seconda serie, caro investigatore –
- E lei mi tiene nascoste troppe cose –
- E’ vero! –
Chiuse il discorso Okudera, mentre lanciando nel cielo stellato le quattro piccole piramidi di legno evocava Magasaki. Bon si rese immediatamente conto che la quinta piramide, guadagnata dal Samurai per la vittoria contro Bau Bau, era sparita e il minuscolo sacchetto di cuoio era vuoto. Ma cosa stava succedendo? Gli sembrava di vivere un pazzo sogno. Okudera ordinò a Magasaki di riportare Billy nel suo letto per concedergli, finalmente, il meritato riposo.
- Un momento, io….le piramidi di legno…ne manca… -
Tentò di ribellarsi Bon, ma si ritrovò, come per incanto, sotto le coperte. Subito s’addormentò, sentendosi le palpebre stranamente più pesanti del solito….Un incantesimo?….Solo stanchezza?….Chissà…
Fine seconda parte
Non perdete il prossimo episodio dal titolo:
“ Il ladro di Piedi “
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