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Trattore
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Villarasca, terra silenziosa e
feconda. Grano, riso, frumento, cicalio e ronzio di mille insetti
gioiosi, che ancor più esaltano i colori di una splendida giornata di
sole.
La simpatica e pacioccona signora Mariuccia Cavalli, salutava quella
nuova giornata col sorriso nel cuore e la sua immancabile cantata
mattutina, accompagnata però da alcuni secchi starnuti e colpetti di
tosse sospetta, regali di un’ età ormai avanzata.
Camminando tra i becchi delle galline, lanciava manciate di farina
alle sue care bestiole, per poi, come sempre, fermarsi un attimo e
lasciarsi cullare dai dolci suoni della campagna, quasi inebriata dai
suoi profumi.
- Mariuccia ! Dervum che sun chi tutt bagnà !
Interrupe quell’ idillio il nervoso suo consorte, terminando l’
esclamazione con una lunga serie di imprecazioni.
- Sa ghe success Mario !? Ta se burlà den in dal ris !?
- Ta ma derva o no !?
Preoccupata ed anche un po’ seccata per il tono irriverente del
marito, che stonava totalmente con la pace di quel luogo paradisiaco,
la donna si affrettò ad aprire il legnoso portone del cascinale.
- Insuma, sa ghe success Mario !?
- Cal tratur malfai lì al ma fa gni matt !
- Pareva che t’ eva cumprà chissà che roba e adess l’ è lì bele ferma
un’ altra volta !
- E alura sa ga fu mi ! Pagament devi sumenà al ris !
- Ti sughet che mi vu a ciamà l’ Artemio Corradi…Lu al giusta tuscoss…
- L’ è giamù la quarta volta cal vegna chi cal canela lì, e pussé che
dan al fa no !
Sbraitò Cavalli, sbattendo la porta ed entrando in casa avido di vino.
Nel frattempo, i due discoli amichetti Valerio ed Eligio, dopo aver
marinato la scuola si stavano avvicinando al famigerato trattore,
rimasto incustodito nel bel mezzo della risaia.
- Dai Valerio, andem pussé visin che ga scepum i veder cul tirasass !
Propose Eligio levandosi le scarpe, rimboccandosi l’ orlo dei
pantaloni, e tendendo al contempo l’ elastico della sua fionda.
Avanzando poi nella fanghiglia melmosa, si mise a chiamare a gran voce
l’ amico.
- Alura ! Ta vegna o no !?
- A gu pagura Eligio ! Se vegna al fattur !?
- Ma va, a ghè nissun ! Dai che ghia scepum !
L’ eccitato Eligio avanzò ancora di alcuni passi, ma ciò gli fu
fatale, dato che le sue caviglie iniziarono a sprofondare nel fango
sempre più profondo.
- Valerio dam una man ! Sun dre andà suta !
In quel momento di difficoltà, i fari del trattore si illuminarono e
il motore si azionò, con un profondo rombo che sembrava provenire da
un infimo cunicolo infernale.
Veloce come un lampo, Valerio si dileguò abbandonando l’ amico, il
quale, se ne stava paralizzato di fronte a quel gigantesco mezzo
agricolo che sembrava dotato di vita propria. Il trattore avanzò
lentamente verso di lui, ma prima di un impatto che sembrava
inevitabile si bloccò. All’ orizzonte sbucarono le sagome dell’
adirato Mario e dell’ Artemio Corradi, che su un rumoroso vespino
avanzavano sulle stradine sterrate zig zagando tra le pozzanghere.
Terrorizzato a morte, con la forza della disperazione Eligio riuscì a
liberarsi, per poi fuggire a gambe levate abbandonando sul posto le
scarpe, la fionda e i libri di scuola con scritto il suo nome. Non
appena Mario si accorse che il trattore non era più nella stessa
posizione in cui lo aveva lasciato, diventè una belva:
- Un quei dun l’ ha tucà da sicur !
- Ma se andeva no !?
Fece nervosamente notare l’ amico mentre tirava fuori la cassetta
degli attrezzi.
- Guarda un pu chi su truà !
Esclamò Cavalli afferrando il diario del ragazzino e leggendo ad alta
voce il nome del discolo.
- Ghe stai chi al fioeu del Dino Buscon “ cagnatt “ !
- Chel lì a l’è cume al su papà, l’è un lucasc !
Puntualizzò Artemio, impegnata a svitare la copertura del motore
spannando maldestramente alcune brugole.
- Ma sa ta se drè fa canela !?
- Vegnan foera no !
- Ma se l’ u smuntà mi l’ alter dì e g’ u miss su tutt al grass !
Insuma, che meccanic ta se !? Ta se nanca bon da tirà giù du vid !?
Dopo una breve discussione fatta di insulti ed offese personali non
riportabili, Cavalli decise che il suo trattore meritava un meccanico
più degno.
Fu così che una volta rientrato a casa, telefonò ad un’ officina
specializzata in mezzi agricoli di Corsico, spiegando in maniera
alquanto confusionale il problema del suo mezzo. Un paio d’ore dopo,
un tecnico dall’ aspetto serio ed efficiente si presentò alla sua
porta.
- Buongiorno, vengo dall’ officina “ Milanesi Teoflosio e figli “, ed
io sono Gennaro Ruotolo…
Udendo quel cognome, Mario iniziò a scuotere la testa diffidente.
- Va beh…urmai l’ è chi…andem…
- Come scusi ?
- Preferisevi se gneva chi vun da num…
- Scusi ma non la capisco ancora…
- Lassem perd…
Giunti sul posto, il meccanico chiese subito le chiavi al fattore.
- Sia voeur da fa !? Se gu dì chel va no !
Ignorando Cavalli, Ruotolo infilò la chiave, ed al primo giro il
trattore partì scalpitando più che mai. Per essere sicuro del
funzionamento del mezzo il tecnico lavorò per una bella mezz’ ora,
seminando riso e compiendo altresì manovre eccezionali, che lasciarono
l’ incredulo Mario a bocca aperta.
- Ma chi l’è quest chi !? A l’è dre fam fa la figura da vun che l’ è
bon da fa gnent !
Infatti, quando Ruotolo scese dal mezzo squadrò Cavalli con aria
investigativa.
- Come mai ha detto che non andava ? Come ha potuto vedere il trattore
è efficientissimo, e reagisce ai comandi di una mano esperta con
docilità… Purtroppo mi deve pagare l’ uscita e la mezz’oretta
lavorativa che ho effettuato, per un totale di seicento mila lire…
- Ga par no da vess un pu car ?
- Scusi ?
Tralasciando le spiegazioni, Mario staccò mestamente l’assegno con
l’importo dovuto e congedò l’abile tecnico. Subito dopo, Cavalli si
sputò sulle mani, e dopo essersele sfregate, balzò sul suo trattore
con una voglia lavorativa mai avuta.
- STINF ! STINF !
- Al va no !!
Urlò disperato alla campagna, facendo alzare un nugolo di corvi.
Il fattore sfogò il suo nervosismo in ripetuti tentativi di
avviamento, spezzando addirittura la chiave all’ interno del
cruscotto, e una volta rassegnatosi, fece ritorno verso casa col sole
ormai calato.
- Anca in coeu hu sumenà gnent ! Cal trattur lì al ma fa gni matt !
Mario quella sera mangiò poco e male, e per dimenticare le ultime
disavventure, si rifugiò in una bevuta di vino che subito lo fece
addormentare con la testa sul tavolo.
Mariuccia se ne stava lì, a guardare, meditando sull’ ingenuità
giovanile che spesso può arrecare danni permanenti. Il giorno
seguente, di prima mattina, si presentarono alla porta alcuni
Carabinieri, che sorpresero Mario ancora intontito dalla sbornia
smaltita malamente.
- Buon giorno, sono l’ appuntato Cataldo De Fragonella…E’ lei il
proprietario di un trattore Renault modello “ Agrest 747 “ targato “
Mi 20 20 21 “ ?
- Sì e alura !?
- Mi sa tanto che allora deve seguirmi in caserma !
- Sa ghe success ? Se al va no adiritura stu trattur !
- Le spiegazioni le darà al Capitano Toppoleggio…Ora si cambi e ci
segua…
Agitato più che mai, Cavalli rientrò in casa chiamando a gran voce la
moglie.
- Mariuccia, a ma mettan den !
- O signur sa te fai !?
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