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"Luccio"    
 



Capitolo Primo


Capitolo Secondo
 
Capitolo Terzo

Capitolo Quarto

Capitolo Quinto

 

Luccio
 


Capitolo secondo.

Per evitare i giudizi della gente, Alfredo si recò in piena notte a casa del parroco, nella quale penetrò
scavalcando un muretto come un volgare ladro di galline.
Per sua fortuna il sacerdote si era attardato nelle orazioni della sera e così, vedendo un’ombra sgattaiolare
verso la sua abitazione aprì la porta.

- Cosa fai qui figliuolo a quest’ ora della notte ?
- Sciur Prevost, a gu una roba in dal stumig che la ma lassa no durmì !
- Allora è la confessione che cerchi !
- Pussè che alter a gu bisogn dun quei dun ch’al ma creda, parchè a gu da dì una roba che l’ è tropa
grossa !
- Allora vieni dentro e apriti…

A suo modo, e quanto mai impacciato, Pocaerba cercò di spiegare l’ incredibile vicenda a cui aveva assistito.
Perfino l’uomo di fede vacillò all’udire quelle parole, ma essendo guidato dalla provvidenza, decise di
assecondare l’umile anima turbata che aveva di fronte, offrendole un aiuto materiale.
Con discrezione e nell’oscurità, i due si avviarono così alle sponde del Naviglio per una verifica.

- Sciur Prevost, bisogna andà subit! Al vegna foera da nott! L’altra sira sum stai là, e dopo un pari
d’ur hu vist vegnì foera una scena che la sarà staia lunga des meter !
- Figliuolo io vengo, ma se no vediamo niente promettimi che ti farai curare…
- Cuminciem andà, e poeu al vedarà cui su oegg se cunti o no di ball !
- Modera il linguaggio Pocaerba !

E fu così che i due uomini si inoltrarono in quell’ umida notte padana, sotto gli occhi attenti della
perpetua Palmira Scorzati.

- In due andaran a cl’ ura chi ? Cume al fa al Don Carlo a fidas dal Pocaerba ?

L’anziana donna chiuse la persiana senza fare rumore e subito s’inginocchiò, pregando la Madonna di
proteggere il Parroco che era persona giusta e di buon cuore.

Nel frattempo, giunti sul posto in bicicletta, Alfredo mostrò al Prete il punto esatto della sciagura.

- L’ è saltà foera chi, e l’ ha ciapà in buca tutt !
- Ma ti rendi conto Pocaerba che un pesce così grosso qua dentro non ci starebbe neanche !? Ragiona !
- Adess vu a toeu una pertica par misurà quanta acqua ghe den chi ! Par mi ga saràn almen un pari da
meter !
- Ma Alfredo è impossibile ! E’ meno !
- Al vedarà !

Pocaerba estrasse dal cestino della sua bicicletta un falcetto, e poi si recò nel vicino bosco per recuperare
un bastone adatto al fabbisogno.
Tornato poco dopo, il sacerdote era sparito, e non essendoci neanche la bicicletta, Alfredo pensò che il
Prete se ne fosse andato perché stufo di aspettarlo.

- Cusa l’ è vegnì chi a fa alura !? Mi al savevi !

Pensò tra sé indignato, mentre gettava il legno nell’ acqua ed inforcava la bici per far ritorno a casa tra
mille imprecazioni.
L’ indomani, La Provincia Pavese titolava a nove colonne: “ Scomparso Don Carlo Rebattoni ”, ed ancora: “ La
perpetua Palmira afferma di averlo visto allontanarsi in compagnia di Alfredo Pocaerba, uomo di dubbia fama
”.
L’ arresto del Pocaerba fu la conseguenza immediata di quell’ evento, e la sua situazione si aggravò ancor di
più, quando lungo le sponde del canale vennero ritrovate le scarpe del Sacerdote, perfettamente intatte e
asciutte.
Stavolta, l’interrogatorio fu condotto dal celebre Commissario Bartoletti:

- Cos’ è andato a fare con Don Carlo sulle sponde del Naviglio in piena notte ?

Alfredo si sfogò come un fiume in piena, e Bartoletti decise subito di abbandonare il caso ritenendolo
inverosimile.
Venne chiamato allora, addirittura da Milano, l’ esimio Professor Cagnazzi Incavallato, psicologo di fama
mondiale ed autore di decine di trattati sulla funzione della cervice umana. Dopo aver ascoltato per ore ed
ore il teste, il luminare pronunciò queste semplici e lapidarie parole:

- Quest chi l’ è matt !

E se ne andò.
Lo sciagurato Alfredo fu così internato nella sezione criminali pericolosi del Mondino di Pavia, dove si
trovò a dividere la cella col famoso Duilio Piercinzione, arrestato per aver mangiato la testa del Sindaco di
Borghello sul Naviglio Grande.

- Tu stai sulle tue che io sto sulle mie ! Ci siamo capiti !?
- Sì..sì…mi dormi anca in tera, m’ interessa no…
- Bene. Stai attento perché se no è facile che mi vien fame…

Bisbigliò Duilio dalla sua museruola canina, che però il criminale dichiarava di potersi togliere in
qualsiasi momento. Fu in quel frangente, che Alfredo stramaledì la sua fama di uomo poco credibile, che ora
gli stava quasi costando la vita.

- Se rinassi ammù, mi a disi sempar la verità, alter che ball !

E sfinito si addormentò, davanti all’atroce maschera ferrosa di Duilio Piercinzione.